Scoperto che la balbuzie può essere causata da uno scarso afflusso di sangue nel cervello.


La lista delle persone affette dalla balbuzie è molto più lunga e varia di quanto si possa immaginare, e se fino ad oggi si dava la colpa prevalentemente ai geni, di recente uno studio condotto dai ricercatori del Children's Hospital Los Angeles ha avanzato una nuova ipotesi molto convincente: questo disturbo potrebbe essere causato da un ridotto afflusso di sangue nelle regioni del cervello deputate all'elaborazione del linguaggio. In pratica si tratta del primo studio che ha messo in evidenza un collegamento simile ed i cui risultati potrebbero cambiare significativamente la comprensione di questa disabilità comune: come già anticipato, finora si pensava che la balbuzie, (solitamente trattata con una specifica terapia del linguaggio), fosse dovuta in gran parte ai geni oppure a dinamiche familiari. Anche se in realtà, l'unica cosa certa è il senso di disagio provocato da questo disturbo, il quale può essere davvero frustrante: ripetizioni di parti di parole, di parole o di intere frasi, prolungamenti di suoni, blocchi e interiezioni sono elementi, non direttamente controllabili, che si accompagnano ad emozioni e sentimenti negativi. Tra l'altro si sta parando di un problema piuttosto diffuso: si stima che in tutto il mondo siano più di 70 milioni le persone affette dalla balbuzie e risulta essere molto più comune negli uomini rispetto alle donne, i quali hanno fino a 4 volte più probabilità di soffrirne. Ad ogni modo i risultati del suddetto nuovo studio, (pubblicati sulla rivista Human Brain Mapping), hanno suggerito che, come già spiegato, le persone che tartagliano risultano avere un ridotto afflusso di sangue al cervello: in particolare nella cosiddetta "Area di Broca" situata nella corteccia prefrontale, (ovvero dove nascono le frasi), e nel lobo temporale, (ossia dove vengono rielaborate le parole ascoltate). Ma non è tutto: i ricercatori americani hanno scoperto anche che più il flusso di sangue è limitato maggiore è la gravita della balbuzie. In pratica per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno monitorato il flusso sanguigno di specifiche regioni del cervello, tramite un esame chiamato "Spettroscopia protonica di risonanza magnetica", allo scopo di valutare indirettamente l'attività dei neuroni. Al riguardo Bradley Peterson, principale autore della ricerca, ha affermato: "Da questo studio sono emersi risultati decisamente sorprendenti che aprono una nuova finestra sul cervello". Insomma, se confermati, tali risultati potrebbero, infine, cambiare il modo di trattare il disturbo in questione.

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