Dimostrato che l'uso prolungato di antidolorifici può causare la perdita dell'udito.


A quanto pare assumere per un periodo di tempo prolungato farmaci antidolorifici come l'analgesico ed antipiretico paracetamolo, l'antiinfiammatorio non-steroideo ibuprofene oppure la semplice aspirina, (tutti di uso comune), potrebbe comportare la perdita dell'udito, soprattutto nelle donne. O almeno questa è la notizia, (non del tutto nuova), diffusa in questi giorni da uno studio prospettico condotto da alcuni ricercatori del Brigham and Women's Hospital su oltre 55.000 donne di età compresa tra i 48 ed i 73 anni, (le quali erano state inserite nel famoso programma "Nurses' Health Study", coinvolto in diversi progetti statistici internazionali), ed il quale ha confermato quanto era stato già diffuso dagli stessi autori nel 2010, aggiungendo anche alcuni dettagli interessanti riguardanti le percentuali di impatto. In pratica, sulla base dei dati rilevati dai ricercatori americani e pubblicati sulla rivista scientifica American Journal of Epidemiology, nel 5,5% dei casi in cui le volontarie hanno comunicato di avere, appunto, problemi di perdita dell'udito sarebbe presente una stretta correlazione con l'uso dei suddetti farmaci analgesici, in particolar modo del paracetamolo, (vale a dire il principio attivo della tachipirina), e dei cosiddetti "FANS", (acronimo di Farmaci Antiinfiammatori Non-Steroidei). Tra l'altro nelle pazienti che avevano assunto gli antidolorifici per un arco di tempo di più di 6 anni è emerso un rischio maggiore rispetto a quelle che li avevano assunti per uno solo. Tuttavia per quanto riguarda la comune aspirina tale differenza non è stata evidenziata; anche se, in precedenza l'uso prolungato di questo farmaco era stato associato anche alla possibile riduzione della vista. Comunque sia in merito a tale ricerca gli studiosi hanno, infine, sottolineato che le statistiche ottenute non sono state influenzate sensibilmente dalla circonferenza della vita, dall'indice di massa corporea, (noto anche con la sigla BMI), oppure dalla presenza di acufene, (disturbo nel quale i pazienti avvertono sibili, rumori e fischi nell'orecchio).

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