Scoperto il "gene della parlantina".


In un gruppo di amici o colleghi ci sono sempre quelli un po' più scontrosi ed altri che invece dimostrano una spiccata tendenza alla socialità, i quali potrebbero essere il frutto di una precisa caratteristica genetica; o almeno questo secondo quanto ha fatto sapere di recente un team di ricercatori guidato dal Brian Haas, psicologo dell'Università della Georgia. Difatti in questi giorni i suddetti ricercatori ha annunciato una scoperta interessante e singolare: l'esistenza di un gene, (scherzosamente battezzato da alcuni come "gene della parlantina"), che è il responsabile della capacità di intrattenere relazioni sia di tipo amichevole, sia di tipo affettive. In pratica lo studio in questione, condotto su 129 persone e che rientra nel campo dell'epigenetica, (vale a dire quell'area che studia le modifiche in grado di essere ereditate senza intaccare il DNA; in altre parole quei cambiamenti che condizionano il fenotipo, ma non mutano il genotipo), ha evidenziato che chi possedeva una quantità minore di ossitocina, (ormone prodotto proprio dal gene individuato), aveva più difficoltà a riconoscere le espressioni facciali e manifestava anche una maggiore ansia nei rapporti di coppia. Inoltre un aspetto interessante della suddetta branca della biologia è la sua reversibilità, anche in considerazione dell'influenza esercitata dall'ambiente circostante. Motivo per il quale è stata indicata come la spiegazione del perché i bambini cresciuti in ambienti in cui era possibile confrontarsi con molte persone, da adulti hanno sviluppato una vita sociale più piena. Ad ogni modo la ricerca ha evidenziato in particolare che un determinato gene, (chiamato OXT), risulta essere il responsabile della produzione dell'ossitocina, conosciuta anche come "l'ormone dell'amore" e già oggetto di numerose attenzioni in passato: da tempo è stato evidenziato un suo ruolo decisamente complesso nel corpo umano e l'influenza che sviluppa sull'umore, la paura o la fiducia, ma finora si avevano poche informazioni su quanta capacità avesse di condizionare i comportamenti sociali. Infatti durante la ricerca in questione sono stati effettuati test genetici su campioni di saliva dei partecipanti ed è stata misurata la loro predisposizione ai rapporti sociali. Entrando un po' più nel dettaglio, alle persone, dopo aver visionato dei video con volti di individui che inizialmente avevano un'espressione neutra e solo in un secondo momento la trasformavano in un'altra in grado di comunicare un'emozione, è stato chiesto di premere un pulsante appena compresa la sensazione manifestata dagli attori in video: la prova ha evidenziato, appunto, che chi possedeva una limitata quantità di ossitocina descriveva l'emotività degli altri con minore precisione. Inoltre una seconda parte della ricerca ha previsto la realizzazione di scansioni del cervello attraverso la risonanza magnetica funzionale per esaminarne le reazioni, sempre durante i test: il risultato è stato che coloro che producono poco "ormone dell'amore", sono caratterizzati da una vivacità ridotta nelle zone del cervello legate all'attività sociale. Insomma, per farla breve i vari esami hanno concordato sull'importanza del gene OXT e dell'ossitocina da esso regolata per quanto riguarda i comportamenti di ogni individuo nelle relazioni con i propri simili. Tuttavia gli studiosi hanno sottolineato che si tratta solo di risultati preliminari che necessitano di ricerche molto più approfondite, nella speranza di capire bene i processi osservati; aspetto decisivo per aiutare, mediante l'utilizzo di farmaci mirati, tutte quelle persone che sono portatrici di disturbi, come l'autismo, che fanno riferimento alla sfera sociale. Comunque sia da questo studio sono emersi anche interessanti risvolti in altri ambiti: i dati ottenuti potrebbero fornire indicazioni sull'evoluzione del comportamento umano, in relazione all'importanza che la vita sociale ha ricoperto in una specie come la nostra. Infatti è indiscutibile che l'evoluzione sia passata anche dalla capacità dell'uomo di costruire delle alleanze, da cui sono poi nati gruppi più uniti e forti, in grado di svolgere attività sempre più complesse; per cui capirne le basi biologiche rappresenterebbe, infine, un ulteriore passo avanti nella comprensione del cammino compiuto dagli albori della civiltà fino ad oggi.

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