Scoperto "l'interruttore" delle paure.


Di recente è stato identificato nel cervello quello che sembra essere un vero e proprio "interruttore delle paure": un circuito nervoso responsabile dei disordini dell'ansia e delle fobie che colpiscono circa 40 milioni di adulti in tutto il mondo, fino a rendere impossibile affrontare semplici azioni quotidiane, (come, ad esempio, guidare l'automobile, andare in ascensore o prendere l'aereo). In pratica si tratta di una scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, ottenuta grazie alla collaborazione di due gruppi indipendenti, guidati da Bo Li, del Cold Spring Harbor Laboratory, (noto anche con la sigla CSHL), e da Gregory Quirk, dell'Università di Puerto Rico, e che apre la strada allo sviluppo di nuove cure per questi disturbi. In sostanza questo "interruttore" è stato individuato in alcuni topi da laboratorio e risulta svolgere un ruolo chiave nell'organizzazione della memoria dei ricordi traumatici. In altre parole, il sistema memorizza il pericolo avvertito da tutti e cinque i sensi, lo elabora e innesca le contromosse: per esempio, fa distinguere se quello che sembra un ramo d'albero è realmente un ramo oppure se si tratta di un serpente mimetizzato; se l'auto che sta arrivando rischia di investirti oppure non rappresenta un pericolo. Al riguardo gli autori dello studio hanno rivelato: "È difficile immaginare che un'emozione intangibile come la paura sia codificata all'interno di circuiti nervosi. Ed invece è proprio cosi: è memorizzata ed organizzata in una specifica area del cervello". Mentre lo stesso Bo Li ha dichiarato: "In precedenti ricerche abbiamo scoperto che l'apprendimento della paura e del relativo ricordo sono gestiti dalle cellule nervose nell'amigdala centrale". E con questa nuova ricerca gli scienziati hanno scoperto che quest'ultima è governata a sua volta da un gruppo di neuroni che formano il nucleo paraventricolare del talamo, vale a dire una regione del cervello estremamente sensibile alle sollecitazioni che agisce come un sensore sia alla tensione fisica sia a quella psicologica. Inoltre queste due aree sono collegate da "messaggeri chimici", ossia molecole dette BDNF e già note per essere implicate nei disturbi d'ansia. In pratica queste molecole, (scoperte negli anni '50 durante lo studio del Fattore di Crescita Nervoso o NGF; studio che consacrò Rita Levi-Montalcini premio Nobel per la Medicina nel 1986), sono un fattore di crescita che svolgono un ruolo importante nello stimolare la nascita di nuovi neuroni e nuove connessioni tra questi. Per questo motivo, secondo gli autori dello studio, le molecole BDNF potrebbero diventare il bersaglio di nuovi farmaci per il trattamento dell'ansia e delle fobie.

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