Scoperte alcune cellule del sangue che potrebbero combattere la Sclerosi Multipla.


Esistono malattie, come la Sclerosi Multipla, (spesso abbreviata in SM), caratterizzate da un'infiammazione cronica del cervello ed una correlata degenerazione. Questa infiammazione si ritiene sia causata da un'iperattività del sistema immunitario e veda coinvolte principalmente le cellule immunitarie note con il nome di linfociti T. Tuttavia, secondo alcuni scienziati dell'Università di Copenaghen, la cura a questo stato di cose potrebbe trovarsi nel sangue ed in particolare in alcune cellule individuate da poco che a quanto pare sono in grado di combattere le cellule T iperattive e di conseguenza "spegnere" l'infiammazione da esse causata. O almeno questa è la scoperta effettuata durante un recente studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine e condotto dai ricercatori del Biotech Research and Innovation Centre, (noto anche con l'acronimo BRIC), la quale si pone come una nuova possibilità di trattamento dell'infiammazione cerebrale, i sintomi della Sclerosi Multipla collegati ed altre malattie autoimmuni. In sostanza le cellule individuate di recente dai ricercatori danesi appartengono alla famiglia dei linfociti, (o globuli bianchi): nello specifico si tratta di un sottoinsieme che esprime il gene FOXA1, responsabile dello sviluppo delle cellule con funzioni soppressive nei confronti delle linfociti T. Ad ogni modo durante il suddetto studio gli scienziati, stimolando l'attività di queste cellule regolatrici, sono riusciti a diminuire in modo significativo il livello di infiammazione cerebrale e quindi la malattia in questione. Al riguardo Yawei Liu, coautore dello studio, ha spiegato: "Sapevamo che alcune cellule del sangue non ben identificate prima erano state in grado di inibire la Sclerosi Multipla nei topi ed attraverso l'analisi del gene abbiamo scoperto che queste cellule sono un sottoinsieme dei nostri linfociti che esprimono il gene FOXA1. Importante sottolineare che quando si inserisce FOXA1 in linfociti normali con terapia genica, potremmo modificarne l'azione permettendo di regolare attivamente l'infiammazione ed inibire la Sclerosi Multipla". Inoltre l'espressione del gene FOXA1 dei linfociti non era nota finora, e questa è stata la prima dimostrazione della loro importanza nel controllo della Sclerosi Multipla e quindi, se quanto osservato in questo studio risulterà ripetibile, si potrebbe dare una speranza ai milioni di persone, (il cui numero è in costante aumento), che convivono con questa devastante malattia. Per di più durante la ricerca il team di ricercatori, guidato dalla professoressa Shohreh Issazadeh-Navikas del BRIC, ha esaminato il sangue dei pazienti affetti da Sclerosi Multipla, prima e dopo due anni di trattamento con l'interferone-beta-1a, scoprendo che grazie a questo farmaco nei pazienti vi è stato un aumento del numero di questo nuovo tipo di cellule del sangue che combattono la malattia. In tal proposito la stessa Shohreh Issazadeh-Navikas ha dichiarato: "Dal punto di vista terapeutico i nostri risultati sono davvero interessanti e speriamo che possano aiutare a trovare nuove opzioni terapeutiche per i pazienti che non beneficiano di farmaci già esistenti; pazienti con Sclerosi Multipla soprattutto più cronica e progressiva. Nel nostro modello abbiamo potuto attivare i linfociti con stimolazione chimica e la terapia genica, e siamo curiosi di stabilire se questa possa essere una nuova strategia di trattamento". In ogni caso la prossima fase della ricerca, (tra l'altro già intrapresa), prevede test con cui valutare se i nuovi linfociti FOXA1 potranno impedire il deterioramento della guaina mielinica delle cellule nervose e la degenerazione cerebrale in un modello di Sclerosi Multipla progressiva. Comunque, come già detto, oltre che per la Sclerosi Multipla, la comprensione di come prevenire questa infiammazione cronica del cervello sarà anche utile per altre malattie autoimmuni come, ad esempio, il diabete mellito di tipo 1, (detto anche "diabete giovanile"), le malattie infiammatorie croniche intestinali, (note anche con la sigla MICI), e l'artrite reumatoide; insomma tutti casi in cui l'infiammazione è un fattore importante nello sviluppo della patologia.

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