La plastica che si "auto-ripara".


In questi giorni Jianjun Cheng ed il suo team dell'Università dell'Illinois a Urbana-Champaign, hanno fatto sapere di essersi messi all'opera per sperimentare un materiale potenzialmente rivoluzionario: un particolare tipo di plastica in grado di ripararsi in modo del tutto autonomo, anche dopo aver subìto gravi danni. Entrando più nel dettaglio si tratta di una poliurea, (vale a dire un elastomero spesso impiegato per il rivestimento di tubi o nella produzione di fibre sintetiche), che, sebbene ancora in fase sperimentale, potrebbe trovare uno sbocco commerciale in diversi ambiti, tra cui non mancherà di certo quello legato ai prodotti tecnologici, spesso soggetti a sollecitazioni ed usura soprattutto nell'epoca dei "device portatili". Ad ogni modo una delle caratteristiche più interessanti del progetto in questione, che di fatto lo rende diverso da altri di questo tipo, è rappresentata dal fatto che tutti gli elementi facenti parte del composto, (giustamente per il momento mantenuto "top secret"), sono già disponibili sul mercato e non contengono sostanza tossiche; il che potrebbe contribuire a mantenere contenuti i costi di produzione. Inoltre in un video di dimostrazione un ricercatore mostra le potenzialità del materiale: dapprima viene colato il composto liquido all'interno di un contenitore per dargli la forma voluta, poi lo si lascia riposare a temperatura ambiente per un giorno intero così che possa solidificare. Una volta pronto, viene inciso a circa metà della sua lunghezza con un taglierino, tanto da arrivare quasi a provocarne la divisione in due parti. Ed è qui che entra in gioco l'innovativa abilità della plastica: se rimesso nella posizione originale e sottoposto ad una leggera pressione, il pezzo si salda nuovamente in prossimità della rottura nel giro di circa un'ora; il processo è reso più veloce ad una temperatura di 37 gradi, (equivalente a quella del corpo umano in condizioni normali). Questo significa che non saranno richiesti dei catalizzatori ed il processo di "auto-riparazione" non necessiterà di una fonte di calore abbastanza elevata per essere innescato. Infatti il tutto è reso possibile dalla forma allungata delle molecole che compongono il polimero, le quali, oltre a rendere il materiale molto resistente ed elastico, sono in grado di unirsi nuovamente dopo essere state separate, creando un legame talvolta più saldo di quello precedente.

Di seguito un'immagine che spiega la composizione e l'auto-riparazione:
...ed il suddetto video dimostrativo del materiale:

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