Scoperto che la causa scatenante del diabete risiede in un gene legato all'infiammazione del fegato.


Stando agli studi effettuati finora sembra che l'infiammazione del fegato sia sempre più spesso la causa scatenante di altre importanti malattie; anche degenerative. Infatti già si deve provvedere a "bloccarla" per prevenire danni allo stesso fegato, che altrimenti potrebbero arrivare fino al tumore. Tuttavia a quanto pare di recente è stato scoperto che l'infiammazione del fegato è anche la causa del diabete. In pratica nel mirino degli scienziati c'è in particolar modo una precisa proteina; si chiama RANKL, (nota anche con il nome RANK lignad), ed è una citochina, (vale a dire una di quelle proteine che hanno un ruolo chiave nei meccanismi infiammatori), appartenente alla stessa famiglia del Tumor Necrosis Factor, (noti anche con la sigla TNFα). In sostanza questa proteina funziona legandosi al suo recettore chiamato RANK, il quale si trova sulla superficie delle cellule del fegato e su quelle beta del pancreas, (ovvero le produttrici dell'insulina, il cui squilibrio è, appunto, causa del diabete). Inoltre legandosi con il suo recettore, attiva un'altra proteina, (ovvero la Nuclear factor B), interna alla cellula che a sua volta "ordina" l'attivazione di geni che innescano la reazione a catena dell'infiammazione. Ed è proprio questa reazione a provocare l'insulinoresistenza nel fegato ed l'apoptosi, (cioè la morte programmata), delle cellule beta pancreatiche. O almeno questo è quanto hanno scoperto alcune ricerche condotte nell'arco di una ventina d'anni da vari gruppi europei, tra cui i ricercatori dell'Università di Innsbruck, (in Austria), di Cambridge, (in Inghilterra), alcuni ricercatori italiani dell'Ospedale di Brunico, (a Bolzano), e dell'Università degli Studi di Verona e dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, (a Roma), ed anche ricercatori di Harvard, (negli Stati Uniti). Oltretutto lo studio finale, (perché è arrivato a scoprire il segreto del diabete nascosto nel fegato), è stato pubblicato di recente sulla rivista Nature Medicine; anche e si tratta solo dell'inizio per quanto riguarda la prevenzione del diabete. Per di più l'osservazione chiave è stata fatta sulla popolazione di Brunico, (presa in esame assieme ad un ampio campione studiato a partire dal 1990 per valutare i fattori di rischio delle malattie metaboliche e cardiovascolari); infatti è stato rilevato che ad elevate concentrazioni nel sangue di RANKL corrispondeva un'alta possibilità pari al 300-400% di sviluppare nel tempo il diabete. Al riguardo Enzo Bonora, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia, (conosciuta anche con la sigla SID), ha spiegato: "RANKL è una proteina che svolge un ruolo importante nei processi di infiammazione presenti in malattie come l'artrite reumatoide e quella psoriasica; gli stessi processi di infiammazione sono coinvolti nello sviluppo del diabete e delle malattie cardiovascolari". Oltretutto durante l'ultima ricerca, bloccando RANKL nell'organismo e nel fegato in topi da laboratorio affetti da diabete, i ricercatori hanno ottenuto un miglioramento della sensibilità insulinica a livello del fegato e dunque un calo della glicemia. In tal proposito Andrea Giaccari dell'Università Cattolica del Sacro Cuore ha spiegato: "In condizioni normali l'insulina serve a far entrare il glucosio nelle cellule. In alcune situazioni, (come obesità, sedentarietà, infiammazione cronica), le cellule del nostro corpo, in particolare dei muscoli e del fegato, tendono a rifiutare l'ingresso del glucosio nella cellula, facendolo restare nel sangue. Il pancreas, per evitare che salga la glicemia, comincia a produrre più insulina, spingendo l'eccesso di glucosio nelle cellule adipose. Questa condizione di glicemia normale ed insulina alta viene definita "insulinoresistenza", in grado di generare ulteriore infiammazione ed, in alcuni casi, diabete". Inoltre è stato scoperto che elevati livelli di RANKL si riscontrano anche nelle malattie cardiovascolari, nelle fratture, nel mieloma multiplo, nell'artrite reumatoide, in quella psoriasi, nell'osteoporosi e nelle malattie infiammatorie croniche intestinali. Per questo motivo sempre di recente è stato approvato un farmaco anti-RANKL, denominato Denosumab, usato per il trattamento dell'osteoporosi nelle donne in menopausa e per il trattamento di metastasi ossee causate da alcune forme tumorali. Mentre un altro farmaco, chiamato Amlexanox, diretto contro due citochine infiammatorie, ed utilizzato in Giappone per il trattamento dell'asma e per le afte, è stato testato su topi diabetici, risultando efficace nell'abbassamento della glicemia. Tuttavia al momento sono stati avviati numerosi altri studi sugli animali con farmaci anti-RANKL per curare/prevenire il diabete, e se ciò avrà risultati positivi il prossimo passo potrebbe essere la sperimentazione sugli esseri.

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