Una sentenza obbliga Twitter a fornire i dati di Malcolm Harris, un manifestante di Occupy Wall Street.



Dopo la decisione di Twitter, (il famoso Social Network dai 140 caratteri), di non fornire i dati relativi al celebre movimento di protesta pacifica, Occupy Wall Street, adesso Matthew Sciarrino, giudice del Tribunale penale di Manhattan, ha emanato una sentenza definitiva che obbliga i responsabili di Twitter a trasmettere tutti i dati privati appartenenti ad uno dei tanti ragazzi coinvolti, appunto, nel movimento Occupy Wall Street e responsabile di disordini che si sono registrati lo scorso anno. In pratica nel mirino delle autorità c'è, come già spiegato in precedenza, Malcolm Harris, ovvero uno degli oltre settecento attivisti di Occupy Wall Street che quel giorno a Brooklyn ha fermato il traffico per protestare, (conosciuto su Twitter con l'account @destructuremal). Inoltre, secondo il bilancio del Transparency Report, (vale a dire prima statistica divulgata dal Social Network dai 140 caratteri che mostra il numero di richieste totali pervenute e che denuncia le crescenti interferenze da parte dei governi), le domande riguardanti le informazioni degli utenti sono state poco meno di novecento a partire dall'inizio del 2012; primi fra tutti gli USA con 679 richieste, seguiti dal Giappone con 98, ed, infine, Gran Bretagna e Canada entrambi con sole 11 richieste. E dunque, come si può notate, gli Stati sembrano essere molto interessati all'attività degli utenti di Twitter e si sentono assolutamente legittimati a chiedere la rimozione di quei contenuti ritenuti impropri oppure richiedere alcune particolari informazioni sugli utenti. Al riguardo il giudice Matthew Sciarrino ha affermato: "Se qualcuno volesse veramente difendere la propria privacy non "cinguetterebbe" in pubblico, poiché è un po' come parlare alla finestra pubblicamente". E dunque in altre parole, un singolo tweet viene considerato come una comunicazione al pubblico, perciò non appartenente alla sfera del privato. Infatti, come ha fatto notare Jeremy Kessel, il responsabile legale del Social Network, sono state più le volte che Twitter suo malgrado ha dovuto soddisfare le richieste fornendo le informazioni che quelle in cui è riuscito a sottrarsi. Oltretutto l'American Civil Liberties Union, (noto anche con la sigla ACLU), ha fatto immediatamente scattare l'allarme, battezzando questa sentenza come un pericoloso precedente in termini di libertà online. In questo caso, sempre secondo il giudice Matthew Sciarrino, la legge prevede di accedere ai tweet di Malcolm Harris, che tra l'altro è già stato coinvolto nella polemica per la suddetta manifestazione sul ponte di Brooklyn risalente al 2011. Oltretutto Malcolm Harrisdirettore responsabile del sito New Inquiry che è stato arrestato l'1 Ottobre dell 2011, ha destato i sospetti degli inquirenti che hanno subito chiesto di poter spulciare tra i suoi tweet inviati tra il 15 Settembre ed il 31 Dicembre e di ottenere anche il suo indirizzo e-mail. Tuttavia l'intervento di Ben Lee, l'avvocato del manifestante non è valso a nulla, poiché, secondo i giudici, tutto ciò che viene pubblicato sul Social Network è di proprietà di Twitter. Cosa che però, sempre secondo Ben Lee non è assolutamente vera; infatti, rappresentando le posizioni del proprio cliente, ha sottolineato come la legge abbia equivocato la natura del sito perché, come è palesato nel contratto di sottoscrizione, tutto quello che passa all'interno del Social Network rimane di proprietà degli utenti. Ma nonostante ciò il giudice Matthew Sciarrino non ha cambiato idea, appellandosi alla natura pubblica dei contenuti, anche se corre voce che egli stesso sia un utente attivo del Social Network dai 140 caratteri. In ogni caso Twitter ha provato a combattere, ponendosi dalla parte dei propri utenti e sostenendo che se gli utenti di Internet non possono tutelare i loro diritti da soli allora è giusto che lo facciano le società del Web. Comunque adesso di fronte alla dura legge queste rischiano di essere soltanto parole. Infatti la "vivisezione" di tutte le attività di Malcolm Harris è già partita ed a quanto pare dall'account @destructuremal sarebbero partiti diversi incitamenti al blocco totale del traffico, disattendendo le disposizioni della polizia per evitare il caos nel corso di Occupy Wall Street. Tuttavia le indagini stanno andando avanti, attraverso la mole di informazioni ottenuta ed una discreta dose di severità e fermezza. Forse a tal punto che si sta dimenticando che si tratta soltanto di un ragazzo che ha manifestato gridando: "Diritti contro profitti", e vorrebbe che la crisi la pagassero i ricchi. Infatti in tal proposito Twitter e degli attivisti di American Civil Liberties Union attualmente stanno valutando le possibili opzioni per il ricorso legale, con l'obiettivo di permettere all'utente Malcolm Harris di combattere l'ordinanza in tribunale, invocando i diritti costituzionali a difesa della privacy e della libera espressione.

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