Gli Anonymous attaccano il sito della CIA, ed un altro gruppo di hacker tende una trappola alla Symantec.


Durante la giornata del 10 Febbraio scorso il sito internet della prestigiosa agenzia di spionaggio americana, ovvero la CIA, è stato reso inaccessibile per diverse ore, ed la famosa legione di hacker, Anonymous, ha subito rivendicato di averlo attaccato con successo. Infatti un membro di Anonymous sul loro profilo Twitter, (il famoso Social Network dai 140 caratteri), @YourAnonNews, che viene utilizzato costantemente dal gruppo, ha pubblicato un tweet che riportava l'annuncio: "CIA tango down". Dove "Tango down" sta a significare, nel linguaggio militare delle forze speciali, che un nemico è stato disrutto. Comunque gli Anonymous non hanno fornito nessuna altra spiegazione al riguardo. Effettivamente poco prima della mezzanotte, ora italiana, era del tutto impossibile accedere al sito della CIA, però l'agenzia non aveva ancora fatto nessun commento. Probabilmente questo fa parte del piano di vendetta che Anonymous aveva annunciato lo scorso mese, disattivando per un breve periodo di tempo i siti web del dipartimento di Giustizia USA e dell'FBI, per contrattaccare dopo la chiusura del network di download di musica e film, MegaUpload, accusato di pirateria informatica. In pratica una delle tecniche che gli hacker di Anonymous utilizzano per riuscire a bloccare alcuni siti web è quella di inviar loro una quantità abnorme di richieste contemporaneamente in modo da riempirli. Mentre in altri casi sono riusciti ad introddursi nei server e sono stati in grado di prelevare alcuni documenti riservati rendendoli successivamente pubblici sul web. Oltretutto la lista delle vittime di Anonymous è lunghissimo ed in continua espansione. Per esempio recentemente i suddetti hacker hanno rubato alcuni documenti segreti dal server del parlamento tedesco, ovvero il Bundestag, e sono anche riusciti ad impossessarsi delle e-mail di 78 consiglieri dell'attuale presidente siriano Bashar Hafiz al-Assad. Oppure ancora sono riusciti a pubblicare in rete una teleconferenza tra l'FBI e Scotland Yard nella quale si discuteva sulla lotta alla pirateria informatica. Ed, inoltre, anche i dati di Henry Kissinger, un politico statunitense, sono finiti su Internet dopo essere stati rubati dal server di una compagnia di sicurezza del Texas. Comunque un altro caso un po' particolare è quello che ha recentemente visto come protagonisti la Symantec, (azienda produttrice di alcuni famosi antivirus e di PcAnywhere), da un lato, ed un gruppo di hacker Indiani di Bombay al momento non identificati che però hanno sostenuto di essere affiliati al gruppo di Anonymous, nel lato opposto. Quest'ultimi hanno contattato l'anzicitata azienda affermando di aver messo le mani sul codice sorgente di alcuni programmi ed hanno minacciato di renderlo pubblico. Almeno inizialmente sembrava così, ma da un dossier pubblicato online sembra essere stata la Symantec ad offrire la cifra di 50 mila dollari per il rilascio del suddetto codice. Infatti in seguito gli hacker Indiani hanno dichiarato pubblicamente: "Non abbiamo mai avuto intenzione di chiedere soldi, ma solo di mettere in difficoltà l'azienda", probabilmente per esporla al disprezzo pubblico. Oltretutto la scintilla che ha dato inizio a questa beffa fatta dagli hacker è stata probabilmente la richiesta della Symantec di negare che gli hacker avessero mai messo mano sul codice. Al riguardo Yamatough, uno degli hacker, ha dichiarato: "Li abbiamo attirati in una trappola, facendo in modo che ci offrissero dei soldi per umiliarli. E ce li hanno offerti". Da qui è partita poi una trattativa per definire i termini ed i modi del pagamento, ma nei limiti di trasferimento monetario che i maggiori servizi online impongono per evitare riciclaggi. E quindi in due mesi di e-mail ci sono stati parecchi tentativi da parte della Symantec per impedire la diffusione del codice, e soprattutto per avere una prova che gli hacker ne fossero effettivamente in possesso. A questo punto è arrivato l'ultimatum da parte di questi hacker che hanno chiesto alla Symantec di versare la cifra concordata entro dieci minuti dalla ricezione della e-mail di richiesta. Questa è stata una beffa certamente in grado di far tremare i polsi a chiunque dall'altra parte del web. Comunque per il momento non è noto se il codice verrà mai reso pubblico, poiché la data prevista per la diffusione era lo scorso 7 Febbraio. Però, anche se ciò non dovesse mai accadere, tutta la faccenda rimarrà negli annali del mondo degi hacker.

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