Sul web si sta diffondendo sempre più un fenomeno chiamato "grooming".


Con la diffusione di internet e soprattutto dei vari Social Network, molti ragazzi e ragazze minorenni navigano e conoscono ogni giorno persone diverse anche di età avanzata. E nell'ultimo periodo si sta diffondendo sul web un nuovo fenomeno che prende il nome di "grooming". Si tatta di un fenomeno che riguarda l'adescamento e gli abusi di minori sulla rete. Un'inversione di tendenza rispetto al passato, anche perché costringe le forze dell'ordine a rivedere le strategie ed i programmi antipedofilia ed inoltre i minorenni non sono solo vittime, ma anche responsabili di violenze informatiche. Questo è uno dei temi esaminati questa mattina al Viminale durante la presentazione del progetto "Per un web sicuro" promosso dal Moige, il movimento dei genitori e della polizia postale. Tuttavia a confermare il trend dello scorso anno del lavoro compiuto dalla Polizia postale per contrastare gli abusi sessuali su minori in rete, ci sono i dati che sono stai presentati oggi all'inaugurazione della campagna per la sicurezza sul web e che il Moige porterà a partire da domani in circa trenta scuole d'Italia. Questi dati riguardano: Trentanove arresti per pedofilia dall'inizio dell'anno ad oggi; 685 denunce, 554 perquisizioni, a fronte di più di sedicimila siti monitorati. Ed, in aggiunta, dalla ricerca di Swg, commissionata dal Moige, è venuto fuori che ogni giorno 7 minorenni su 10 navigano in rete in media per 52 minuti, (mezz'ora fra i sei e i sette anni, un'ora e mezzo fra i 10 e i 13); e che solo sei genitori sui dieci sono preoccupati dal rapporto figli-web. Ed in particolare i rischi del web riguardano: la pedofilia, (44%), gli incontri pericolosi, (39%), la pornografia, (35%) e la perdita di contatto con la realtà, (35%). Già perché il web è un luogo davvero pericoloso per chiunque vi si approccia con poche difese. E dunque per aiutare i ragazzi ad essere preparati quando navigano in rete, e ad adottare scelte consapevoli, Milly Carluccimadrina dell'iniziativa del Movimento genitori per sensibilizzare i ragazzi delle scuole medie, ha detto: "Bisogna parlare con loro con parole vere, faccia a faccia, lontano dal computer". E quindi, come già detto precedentemente, da domani, 27 Ottobre, un team di volontari dell'associazione, partendo da Roma, (dove rimarrà fino al prossimo 10 Novembre), incontrerà 10.000 studenti e 21.000 adulti fra genitori e docenti in circa trenta scuola medie italiane in cinque regioni, (Lazio, Lombardia, Piemonte, Campania e Puglia). Questo team avrà come obiettivo quello di aumentare la consapevolezza sugli strumenti per usare Internet in modo sicuro. Inoltre Antonio Apruzzese, il direttore del Servizio di polizia postale e delle comunicazioni, ha affermato: "Gli abusi rappresentano tra i rischi maggiori del web e le vittime appartengono a fasce sempre più basse d'età: tra i 10 ed i 12 anni. I profili sui Social Network vengono seguiti dagli adescatori che studiano i gusti ed i punti deboli degli utenti di Facebook, e si presentano con un approccio personalizzato al loro obiettivo". E proprio per questo motivo il Movimento genitori si sta impegnando in prima fila per insegnare alle famiglie su come affrontare il problema della privacy dei minori sul web. Poiché si tratta soprattutto di conoscenza, non solo di tecnologia. Ed alla presentazione del progetto, Milly Carlucci, rivolgendosi a un gruppo di studenti, ha detto: "Quello che vogliamo fare noi genitori è traghettarvi all'età adulta dotandovi di ali forti. Non vogliamo minare la vostra libertà, ma rinforzarla". Anche perché ormai i genitori possono fare ben poco per limitare ai propri figli l'accesso ad internet; ed, infatti, come ha spiegato la presidente nazionale del Moige, Maria Rita Munizzi: "Con gli smartphones non abbiamo più alcun controllo su cosa facciano i nostri figli sulla rete. Per questo la formazione deve essere ancora più forte". Ed, inoltre, Marco Fabriani, Civic council di Cisco Italia, partner dell'iniziativa, ha aggiunto: "I nostri strumenti tecnici saranno sempre in ritardo mancherà sempre qualcosa: la nostra testa. Solo se siamo informati e consapevoli possiamo navigare senza rischi". Idea che è stata ripesa anche da Antonio Apruzzese che ha detto: "Piuttosto che impegnarsi per rincorrere i ragazzi sul piano tecnologico, i genitori devono fare di tutto per riuscire a trasmettere ai figli i valori di base per discernere cosa è bene e cosa male. Anche in rete". Già, infatti, la rete è un luogo aperto. E dunque chiunque può accedervi per leggere e creare contenuti. In bene o in male. Ed al riguardo Maurizio Masciopinto, direttore relazioni esterne del dipartimento di pubblica sicurezza, ha spiegato: "Con il web la pedofilia ha cambiato completamente volto; prima i pedofili soffrivano di un isolamento sociale e relazionale fortissimo. La rete invece permette loro di conoscersi, di entrare in contatto. Questo amplifica il loro potere, li rende componenti di una grande comunità". E quindi il rischio di essere vittima di avances a sfondo sessuale per i più giovani è molto elevato. Ma oltre alla pedofilia, preoccupa anche l'escalation di fenomeni di cyberbullismo. Cioè una pratica sempre più diffusa, anche tra i giovani. E quindi tutto ciò dipende molto dal loro stesso comportamento in rete; ed, infatti, come ha spiegato Antonio Apruzzese: "Ci siamo resi conto che i profili dei ragazzi sui Social Network sono analizzati con attenzione dai potenziali aggressori. I giovani condividono moltissime informazioni su di sé: i loro interessi, le debolezze, i luoghi che frequentano. I pedofili studiano tutto questo per pianificare l'approccio più personale possibile alla vittima". Ed, in seguito, ha continuato dicendo: "Le nuove abitudini d'uso della rete hanno generato altri fenomeni patologici. Il più grave è di sicuro il cyberbullismo". Il bullismo è un fenomeno antico che purtroppo ancora oggi accompagna la crescita di molti ragazzi. Ma in rete ha assunto forme e pervasività del tutto nuove. All'inizio si trattava solo di forme classiche di bullismo trasposte in rete: cioè minacce ed insulti inviati via e-mail, invece che essere gridati a voce. Ma la prepotenza giovanile è cambiata, seguendo l'evoluzione del web. E come ha raccontato Antonio Apruzzese: "Ormai parliamo di cyberbullismo di seconda generazione; si tratta di forme innovative, che sfruttano anche l'uso nomade della connessione con gli smartphone. I nuovi bulli, anziché minacciare, usano forme indirette, come condividere foto non volute sui Social Network oppure diffamare le persone con pagine web che difficilmente si riesce a cancellare. È sempre più facile compiere azioni di questo tipo, con effetti devastanti". Inoltre i "cyberbulli" però non sono solo adulti affetti da malattie mentali. Infatti si tratta spesso di minori che si accaniscono su ragazzi di pochi anni di meno. Ed al riguardo sempre Antonio Apruzzese ha spiegato: "Noi, come genitori, pensiamo ai minori come vittime ma spesso loro stessi sono anche gli autori di forme di violenza sulla rete. Sono in aumento i fenomeni di bullismo di ragazzi di 16/17 anni contro i loro compagni di dodici. È una situazione molto pericolosa". Ma comunque risulta difficile conoscere cosa scateni questo tipo di atteggiamenti fra ragazzi così giovani; ed in tal proposito Antonio Apruzzese ha spiegato, infine: "Io credo che i minorenni che si comportano in questo modo siano doppiamente vittime perché le loro azioni sono manifestazioni di carenze sul piano formativo".

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