Dimostrato che i lupini regolano i livelli di glucosio nel sangue e stimolano la produzione di insulina.


A quanto pare oltre ad essere un alimento gustoso e particolarmente ricco di proteine, (tanto da essere spesso chiamati "la carne dei vegani"), i lupini, (legumi il cui nome scientifico è Lupinus albus), rappresentano un'arma naturale contro il diabete in quanto riescono a regolare i livelli di glucosio nel sangue. O almeno questo è quanto hanno fatto sapere alcuni ricercatori della Curtin University, guidati da Philip Newsholme, i quali hanno analizzato in laboratorio il comportamento di questo legume e presentato uno studio durante l'Annual Scientific Meeting dell'Australian Diabetes Society e dell'Australian Diabetes Educators Association, (che quest'anno si è svolto dal 30 Agosto all'1 Settembre). In pratica per comprendere gli effetti dei lupini sul glucosio nel sangue, e quindi sul diabete, i ricercatori australiani li hanno letteralmente ridotti in polvere: l'estratto ottenuto è stato poi utilizzato in laboratorio ed i test effettuati hanno dimostrato che è, appunto, in grado di stimolare la secrezione di insulina. Ma non è tutto; gli scienziati hanno spiegato che questo estratto, (se mischiato con bevande o prodotti a base di yogurt da assumersi prima dei pasti), può trasformarsi in un vero e proprio regolatore della glicemia riducendone i picchi che si possono misurare alla fine di un pasto e che, per chi soffre di diabete, possono essere molto pericolosi: difatti quando il diabete progredisce i picchi diventano sempre più alti ed il ritorno ad una condizione normale risulta essere sempre più lento. In sostanza il principale responsabile di questo effetto regolatore è una delle tante proteine dei lupini, (chiamata conglutina-gamma), che in piccole dosi riduce, appunto, i livelli di zucchero nel sangue. Comunque sia, anche se in precedenza diversi studi avevano scoperto l'effetto benefico in questione, i test in laboratorio effettuati dai ricercatori australiani hanno determinato che i lupini risultano essere più efficace rispetto ai farmaci attualmente utilizzati per trattare in diabete; motivo per il quale gli scienziati hanno, infine, fatto sapere che la sperimentazione sull'uomo non tarderà ad iniziare, (si parla di 2 o 3 anni).

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