Dimostrato che anche le creme solari uccidono i coralli.


Finora la colpa della graduale scomparsa dei coralli nei mari era stata sempre assegnata al riscaldamento globale ed all'acidificazione dei mari provocata dall'aumento della CO2 che, facendo aumentare l'acidità dell'acqua, scioglie il loro scheletro di carbonato di calcio. Tuttavia in questi giorni è stata trovata una terza causa alla base, appunto, della moria di coralli che sta avvenendo nei mari tropicali di tutto il mondo. In sostanza, anche se lo si sospettava da tempo, adesso c'è la prova "ufficiale": i coralli muoiono anche a causa delle creme solari che i turisti si spalmano sulla pelle per evitare scottature e, come suggeriscono tutti i dermatologi, per non ammalarsi di melanoma. In particolare ad essere sotto accusa è l'oxybenzone, (spesso chiamato anche ossibenzone), vale a dire una sostanza contenuta nelle creme solari e che filtra i raggi ultravioletti. In pratica si tratta di una scoperta effettuata da un gruppo internazionale di ricercatori che ha pubblicato uno studio sulla rivista specializzata Archives of Environmental Contamination and Toxicology, nel quale sono stati dimostrati i danni provocati dall'oxybenzone proprio su quelle barriere coralline più frequentate dai turisti in Israele, (nel Mar Morto), alle Hawaii, ed ai Caraibi, (nelle Isole Vergini americane), dove, come spiegato dai ricercatori, si è già perso l'80% dei coralli. Ad ogni modo durante il suddetto studio si è scoperto che l'oxybenzone danneggia il DNA degli adulti e deforma le larve dei coralli intrappolandole nel loro stesso esoscheletro e rendendole inabili a galleggiare per disperdersi con le correnti marine. Inoltre il composto chimico in questione provoca lo sbiancamento dei coralli: prima causa della loro scomparsa su scala mondiale che si verifica quando i coralli perdono le specifiche alghe microscopiche, (ossia le zooxantelle), con le quali vivono in simbiosi e dalle quali ricavano nutrimento. Tra l'altro va ricordato che le creme solari che contengono oxybenzone sono circa 3.500 in tutto il mondo ed, in base al regolamento europeo 1223/09 sui prodotti cosmetici, è ammessa una percentuale fino al 10%, che non è nemmeno del tutto innocuo per la salute; difatti è stato dimostrato che può essere un interferente endocrino, in quanto può imitare la funzione dell'estrogeno nell'organismo, alterare la produzione di sperma e causare l'endometriosi. Comunque sia, come ha spiegato Omri Bronstein, del dipartimento di zoologia dell'Università di Tel Aviv, nonché uno degli autori dello studio: "I danni di tale sostanza sui coralli sono stati verificati anche in concentrazioni infinitesime: 62 parti ogni mille miliardi, pari ad una goccia d'acqua in oltre 6 piscine olimpiche". Inoltre alle Isole Vergini americane è stata trovata una concentrazione 23 volte maggiore a quella minima considerata tossica per i coralli; mentre all'inizio dell'anno gli scienziati hanno fatto sapere che è in corso il terzo sbiancamento dei coralli su scala globale, dopo quelli del 1998 e del 2010, (senza considerare quello registrato all'inizio degli anni '80). Quindi, secondo i ricercatori, per evitare, infine, che i turisti contribuiscano alla distruzione delle barriere coralline: "Basterebbe che si tolgano dalla pelle le creme solari prima di fare il bagno. Non è molto, ma meglio di niente".

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