Kim Dotcom si scaglia contro MEGA e promette il lancio di un servizio concorrente.


In questi giorni Kim Dotcom, (storico fondatore dell'ormai defunto Megaupload, rinato poi sottoforma di MEGA), in occasione di una sessione di domande e risposte, (meglio nota come Q&A), concessa al sito Slashdot, (e disponibile per intero qui), si è scagliato contro la sua stessa "creatura" affermando: "Non mi fido più di MEGA. Non penso che i vostri dati siano sicuri"; senza risparmiarsi, ovviamente, di fornire informazioni che delineano una situazione inquietante per l'utenza del servizio di hosting cifrato. Tuttavia, secondo alcuni, queste dichiarazioni potrebbero essere semplici accuse per gettare fango sul servizio che ha contribuito a creare, (e da cui poi si è gradualmente allontanato), in vista di sviluppare un proprio progetto concorrente: una sorta di "MEGA 3.0". In pratica il fondatore di Megaupload, (rimasto per un periodo ai vertici di MEGA, appunto, prima delle dimissioni ufficiali a pochi mesi dal lancio avvenuto nel 2013), ha per anni propagandato la natura legale e sicura del servizio in questione; mentre adesso ha ammonito la piattaforma, la quale, a suo dire, non potrebbe più garantire quello che era alla base delle promesse iniziali. Difatti, sempre secondo le parole di Kim Dotcom, sia la privacy che la sicurezza del servizio sarebbero minate dal nuovo assetto proprietario dell'azienda: una scalata ostile da parte di un investitore cinese ricercato per frode in Cina e di un sequestro delle quote azionarie in possesso della sua ex-moglie da parte della Nuova Zelanda, che assicurerebbero al governo locale il controllo sul servizio. Inoltre l'imprenditore tedesco non si è risparmiato di citare anche la zampata di Hollywood,la quale con le pressioni esercitate dagli studios sulla politica è riuscita ad infiltrarsi nelle dinamiche della piattaforma, ad esempio convincendo PayPal ad interrompere le trattative con MEGA per la fornitura dei propri servizi. Tra l'altro sarebbero proprio queste infiltrazioni, (che avrebbero avuto la conseguenza di svalutare MEGA dai 200 milioni di dollari neozelandesi del lancio ai 10 milioni di oggi), ad aver determinato la sfiducia definitiva da parte di Kim Dotcom, il quale ha fatto sapere che nel corso dei prossimi giorni entrerà un po' più nel dettaglio delle sue motivazioni che dovrebbero indurre gli utenti a prendere una decisione informata riguardo all'opportunità di continuare ad affidare i propri file alla piattaforma. Tuttavia, come già anticipato, ha fatto anche sapere che alla fine dell'anno, (nel momento in cui termineranno agli accordi di non concorrenza), avrebbe intensione di dar vita ad un rivale di MEGA completamente open source e non profit, basato su un modello simile a quello di Wikipedia, per dare a tutti uno storage gratuito, illimitato e cifrato. Ad ogni modo, dal canto suo, i responsabili di MEGA, (prima che Kim Dotcom entri, appunto, nel dettaglio delle proprie motivazioni), hanno scelto di esporsi definendo il suo attacco inconsistente, irresponsabile e diffamatorio: secondo quanto spiegato, non ci sarebbe stata alcuna scalata ostile, e le autorità che hanno congelato le quote societarie non si sarebbero mai opposte alle attività di MEGA né vi avrebbero mai interferito. Per di più in un comunicato i responsabili del sito hanno spiegato: «MEGA continua ad essere gestita dallo stesso team, supportata da un consiglio di amministrazione e dai suoi azionisti. Tutti sono profondamente impegnati a garanzia della libertà di Internet e della privacy, e ferventi sostenitori del sistema di cifratura di MEGA controllato dagli utenti e dedicato al cloud storage ed ai servizi di comunicazione». Tra l'altro, sempre secondo i responsabili, sarebbe proprio nel codice open source su cui MEGA si fonda che andrebbe ricercata la sua affidabilità: un codice disponibile affinché sia studiato ed analizzato, privo di backdoor che possano mettere a rischio la sicurezza e la riservatezza. Ed, infine, i reponsabili del servizio hanno fatto sapere che se Kim Dotcom è intenzionato sfidare MEGA, dovrebbe farlo con una competizione diretta, ad armi pari: il confronto dovrebbe avvenire sul codice e sulla proposta al pubblico, senza fare leva su campagne diffamatorie amplificate dalla sua popolarità.

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