La eSports League annuncia test anti-doping per i gamer professionisti.


In questi giorni la eSports League, (ovvero la più grande ed importante lega mondiale di competizioni videoludiche, nota anche con la sigla ESL), ha annunciato che presto adotterà una serie di linee guida, regole e controlli per vigilare meglio sull'uso di sostanze dopanti, (dette anche performance-enhancing drugs), nel corso dei suoi eventi. In pratica, come risaputo, essere un campione nel mondo del gaming è un'attività redditizia ormai da anni e da tempo l'interesse che si è attivato intorno ai tornei dei videogiochi è arrivato a livelli inimmaginabili, con, ad esempio, l'ultima finale del popolare videogame online League of Legends, (meglio noto con la sigla LOL), che ha tenuto incollati agli schermi più di 32 milioni di appassionati: una cifra degna della finale di eventi sportivi importanti ed un impatto visivo straordinario. Quindi è facile notare come quello che tempo fa poteva essere considerato solo un gioco in molti casi è diventato ormai incredibilmente competitivo, ed i giocatori esperti, (considerati a tutti gli effetti atleti), in grado di sbaragliare la concorrenza diventano figure di riferimento del settore: il tutto assume un'importanza crescente con il crescere dell'attenzione, che porta più soldi e quindi premi più consistenti messi in palio per i concorrenti. Tuttavia, come tutti gli atleti, in certi casi le loro prestazioni possono essere manipolate ed aumentate, appunto, con il supporto di integratori più o meno legali. Insomma, istinto, allenamento, passione e dedizione non sono le uniche caratteristiche che fanno di un gamer un professionista: contano, per esempio, anche la reattività, la resistenza, la concentrazione ed la coordinazione occhio/mano; e se è vero che le prime non sono artificialmente modificabili, le seconde invece sono caratteristiche che possono diventare "fasulle", intervenendo, appunto, sul corpo dell'atleta con sostanze aventi lo scopo di aumentarne le sue capacità. Tra l'altro della faccenda ne ha parlato apertamente Kory "Semphis" Friesen, un giocatore professionista di Counter-Strike, il quale in una recente intervista ha ammesso  di aver fatto uso dell'Adderall, (uno psicostimolante usato in genere per il trattamento della Sindrome da deficit di attenzione e iperattività o ADHD), in occasione di un importante torneo insieme ad altri gamer del suo team Cloud9. Motivo per il quale la ESL ha deciso di stringere un accordo con il Nationale Anti-Doping Agentur, (un ente anti-doping con sede a Bonn, e noto con la sigla NADA), e con la World Anti-Doping Agency, (l'organizzazione internazionale nota anche con la sigla WADA), in modo da avere supporto nella redazione delle sue policy anti-doping. Difatti, grazie a questa collaborazione, la ESL entrerà immediatamente in azione per garantire "i principi di lealtà e sportività" ed a partire dal torneo ESL One Cologne del prossimo 22 e 23 Agosto, (il quale, tra l'altro, vedrà protagoniste le più forti squadre di LOL e StarCraft II), sottoporrà i suoi atleti ad un test cutaneo per rilevare alcune sostanze dopanti che possono essere utilizzate per alterare le performance. Naturalmente, trattandosi solo di un test parziale, che lascia ancora spazio a diverse possibilità di aggiramento, è stato soggetto di non poche critiche; anche se in realtà si tratta solo del primo passo di un percorso che la ESL intende, infine, seguire con i principali professionisti del settore.

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