Dimostrato che rame e platino potrebbero essere utilizzati per combattere i tumori.


Di recente alcuni ricercatori tedeschi della Bielefeld University sono riusciti a realizzare una particolare nuova molecola a base di rame in grado di legarsi in maniera selettiva al DNA delle cellule tumorali ed ostacolare così la diffusione del cancro. Inoltre questa molecola è risultata essere molto più efficace dei classici trattamenti a base di cisplatino, (ovvero una classe di medicinali antitumorali, spesso associati a pesanti effetti collaterali come nausea, vomito e diarrea). Al riguardo Thorsten Glaser, principale autore dello studio, ha spiegato: "Abbiamo voluto sviluppare un farmaco alternativo che avrebbe funzionato in modo diverso, con meno effetti collaterali. Inoltre abbiamo cercato un trattamento per i tumori immuni al cisplatino". In pratica, come già anticipato, la molecola in questione contiene due ioni metallici di rame, il che le permette di attaccare il DNA delle cellule tumorali legandosi al fosfato e non alle basi azotate, come fa invece il cisplatino: una volta che gli ioni si legano al fosfato, il DNA tumorale subìsce alterazioni tali che impediscono alle cellule di riprodursi. Ad ogni modo durante un recente studio,  pubblicato dalla rivista Angewandte Chemie e finanziato dall'Unione Europea, un gruppo di ricercatori britannici dell'Università di Warwick ha messo a punto una terapia antitumorale basata su un farmaco derivato da un altro metallo: il platino, (ossia un metallo prezioso già ampiamente usato nelle terapie contro il cancro, come nei farmaci a base di cisplatino, carboplatino ed oxaliplatino). In sostanza quest'ultimo diventerebbe efficace nel comabattere i tumori grazie ad un processo di fotoattivazione, ovvero tramite l'emissione di fasci di luce blu o verde. Pertanto questa tecnica consentirebbe di attivare in maniera selettiva la sostanza antitumorale e di agire con un tasso più alto di precisione rispetto ai farmaci tradizionali, nei confronti dei quali spesso le cellule tumorali sviluppano una resistenza. Comunque sia gli scienziati dell'Università di Warwick sono già riusciti a creare un complesso di platino che viene attivato dalla luce ultravioletta A, (nota anche con la sigla UVA). Tuttavia, secondo gli stessi ricercatori, questa lunghezza d'onda ristretta limiterebbe il suo uso in campo medico; anche se il complesso, (il cui nome completo è trans-trans-trans-[PtIV(N3)2(OH)2(py)2]), è risultata essere stabile, facile da lavorare e solubile in acqua, e quindi può essere disciolto ed eliminato dal corpo una volta usato. In tal proposito Peter Sadler del Dipartimento di Chimica della stessa Università di Warwick, che ha guidato la ricerca, ha spiegato: "Ciò che rende speciale il nostro complesso è che esso viene attivato non soltanto dalla luce ultravioletta, ma anche da basse dosi di luce blu o verde. L'attivazione con la luce genera un potente composto citotossico che ha dimostrato di essere significativamente più efficace rispetto a trattamenti come il cisplatino". Tra l'altro il team britannico si è detto convinto che questo nuovo trattamento potrebbe essere particolarmente promettente per la cura di cancri e di tessuti precancerosi in organi a parete sottile, (come, ad esempio, la vescica e l'esofago). Difatti alcuni test condotti su cellule tumorali dell'esofago fatte crescere in laboratorio hanno mostrato che, una volta attivato dalla luce blu, il composto in questione è stato altamente efficace, ed attualmente il team sta testando l'efficacia del composto su cellule tumorali delle ovaie e del fegato. Al riguardo lo stesso Peter Sadler ha, infine, concluso dichiarando: "Questo composto potrebbe avere un impatto significativo sull'efficacia delle cure future contro il cancro. L'attivazione con la luce fornisce un enorme potere tossico a questo composto e permette anche di dirigere il trattamento in modo molto più preciso contro le cellule tumorali. Noi riteniamo che i complessi di platino fotoattivati renderanno possibile il trattamento di cancri che in precedenza non avevano reagito alla chemioterapia con gli altri complessi di platino. I tumori che hanno sviluppato una resistenza ai farmaci tradizionali derivati dal platino potrebbero rispondere a questi complessi, e con minori effetti collaterali".

Commenti