Creato un chip in grado di produrre DNA.


A quanto pare la produzione artificiale di DNA sarà presto possibile attraverso un particolare chip in silicio; o almeno questo è quanto ha dimostrato di recente uno studio pubblicato sulla rivista Science e condotto dal team del professor Roy Bar-Ziv del Weizmann Institute of Science, (in collaborazione con colleghi dell'Università del Minnesota), il quale ha spiegato: "Il nostro è un nuovo sistema che ci permette di esaminare la maniera in cui i geni vengono accesi o spenti al di fuori della cellula vivente". Infatti normalmente le proteine vengono prodotte dalle cellule sulla base delle precise istruzioni ricavate dalle sequenze di DNA, e la quantità espressa dipende da altri geni. Ad ogni modo il chip in questione sfrutta una tecnica sviluppata dallo stesso team per legare il DNA al silicio attraverso il rivestimento della superficie con una sostanza chimica che si attiva con la luce. In pratica gli scienziati si sono serviti proprio di quest'ultima per creare i punti in cui il DNA si lega e si assembla in raggruppamenti che ricordano una forma simile a quella delle setole di uno spazzolino da denti. Quest'ultimi si trovano all'interno di piccoli compartimenti di forma circolare, ognuno dei quali è legato a loro volta ad un canale attraverso capillari dello spessore di 20 micrometri: ogni canale contiene un liquido estratto da alcune cellule batteriche; insomma tutti ingredienti necessari alla sintesi delle proteine. Comunque sia la sintesi proteica del DNA era già stata resa possibile da altre ricerche, anche se il limite era rappresentato dal decadimento della capacità di reazione dovuta all'accumularsi delle proteine ed al conseguente rallentamento del processo. Per questo motivo la realizzazione di circuiti genetici funzionanti al di fuori delle cellule ha sempre costituito una sfida per gli scienziati. In tal proposito il professor Roy Bar-Ziv ha dichiarato: "Questo chip è in grado di superare il problema eliminando i prodotti di scarto. Se volete ricostituire la natura dinamica dei geni che salgono e scendono, dovete avere un meccanismo per degradare quello che producete". Per di più il chip ingegnerizzato dall'équipe israeliana in futuro potrebbe trovare applicazione nella diagnostica o nello screening dei virus, in quanto consente di mantenere le reazioni in vita per un tempo più lungo. Inoltre chip di questo genere potrebbero essere utilizzati anche per sperimentare nuovi costrutti genetici prima che essi vengano inseriti all'interno di vere e proprie cellule, come, ad esempio, i batteri. Al riguardo Timothy Lu, un biologo sintetico del Massachusetts Institute of Technology, (noto anche con la sigla MIT), ha spiegato: "Se si potessero prototipare rapidamente questi design al di fuori delle cellule per poi semplicemente selezionare le migliori da inserire all'interno delle cellule, il processo sarebbe molto più rapido". In ogni caso il prossimo obiettivo del professor Roy Bar-Ziv e del suo team sarà quello di creare schemi più complessi e reti più grandi, e di riuscire a controllare centinaia di geni diversi in migliaia di cellule artificiali, assicurando la comunicazione e l'influenza reciproca. In tal proposito il professor ha, infine, spiegato le difficoltà di tale impresa affermando: "Il passaggio da un transistor a miliardi non è avvenuto in un giorno".

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