Riprodotti per la prima volta in laboratorio alcuni "fantasmi".


I fantasmi, (checché ne dicano le varie storie riportate innumerevoli volte dagli esploratori, nonché da persone rimaste vedove, ma anche da pazienti affetti da disturbi neurologici o psichiatrici), esistono solo nella mente, ed a quanto pare adesso gli scienziati sanno esattamente dove trovarli ed anche come riprodurli; o almeno questo è stato lo stupefacente risultato a cui è giunto uno studio del team condotto da Olaf Blanke dell'École Polytechnique Fédérale di Losanna, (noto anche con la sigla EPFL). Al riguardo Giulio Rognini, giovanissimo ricercatore italiano facente parte del suddetto team, ha dichiarato: "L'origine di questo studio si deve principalmente a studi condotti dal professor Blanke a partire dal 2006, in cui è stato indotto il cosiddetto "feeling of a presence" tramite la stimolazione elettrica di una specifica parte del cervello, ovvero la giunzione parietale temporale: in questo modo il paziente riportava una presenza dietro il corpo, ma girandosi non la trovava. La cosa curiosa è che questa presenza assumeva la stessa posizione ed i movimenti del paziente: se era in piedi, anche il "fantasma" risultava in piedi; mentre se era seduto, anche la presenza si "accomodava". Ed all'epoca la condivisione fra postura e movimenti con la presenza percepita già mostrava la componente senso-motoria del fenomeno". Ed ha poi proseguito spiegando: "Ora abbiamo allargato lo studio a più pazienti, (ossia 12 neurologici e 48 persone sane in cui è stato usato il nostro robot per riprodurre l'illusione), ed abbiamo approfondito le nostre analisi, confermando le osservazioni del 2006, suggerendo ancora una volta l'origine senso-motoria del fenomeno ed ampliando la conoscenza delle regioni cerebrali coinvolte, (vale a dire la corteccia insulare, parietale-frontale e temporo-parietale), che hanno anche una funzione di integrare segnali motori e tattili. In pratica il nostro obiettivo è riuscire anche ad avere risvolti terapeutici, utilizzando, ad esempio, versioni simili di questo robot per regolare gli eventi psicotici in malati di schizofrenia". In sostanza entrando un po' più nel dettaglio, gli scienziati hanno effettuato un esperimento di "dissonanza" in cui i partecipanti, ad occhi bendati, sono stati invitati ad eseguire movimenti tenendo una mano davanti al loro corpo; nel frattempo dietro di loro un dispositivo robotico riproduceva i loro movimenti, toccandoli sul retro. In pratica il risultato di ciò è stata la creazione di una sorta di discrepanza spaziale, ma a causa del movimento sincronizzato del robot, il cervello del partecipante si era adattato. Inoltre successivamente i neuroscienziati hanno introdotto un ritardo temporale tra il movimento del partecipante ed il tocco del robot. Ed è stato proprio in questa condizione asincrona, distorcendo la percezione temporale e spaziale, che i ricercatori dell'EPFL sono arrivati a ricreare l'illusione "fantasma". Per di più i partecipanti non erano stati messi a conoscenza dello scopo dell'esperimento, così dopo circa tre minuti, i ricercatori hanno chiesto loro quello che sentivano: istintivamente diversi soggetti hanno riportato un forte "senso di presenza", contando fino a quattro "fantasmi". In tal proposito Giulio Rognini ha affermato: "Per alcuni, la sensazione era così forte che hanno chiesto di interrompere l'esperimento". Mentre Olaf Blanke ha, infine, concluso spiegando: "Il nostro esperimento ha indotto in laboratorio per la prima volta la sensazione illusoria di una presenza. Abbiamo dimostrato che può verificarsi in condizioni normali, semplicemente mettendo in conflitto i segnali sensoriali-motori. Il sistema robotico ci ha aiutato ad imitare le sensazioni di alcuni pazienti affetti da disturbi mentali o di individui sani in circostanze estreme. Ciò conferma che il fenomeno è causato da una percezione alterata del proprio corpo nel cervello".

Di seguito un breve servizio realizzato dalla stessa EPFL:
 

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