Identificati i primi "geni dell’intelligenza".


A quanto pare i cosiddetti "geni dell'intelligenza" esistono realmente; o almeno questo è quanto ha affermato un gruppo di ricercatori australiani del Queensland Brain Institute che di recente ha annunciato di averne identificati 3. Tuttavia sembra anche che il "peso" che questi geni hanno nel determinare il Quoziente Intellettivo, (noto anche con la sigla QI), di una persona non sembra così importante. Perciò è probabile che esistano migliaia di altre sequenze di DNA correlate al QI ancora tutte da scoprire; difatti che le performance cognitive siano legate al DNA è già stato dimostrato da numerose ricerche condotte sui gemelli e nelle famiglie, ma tuttavia quali siano precisamente i geni è ancora tutto da dimostrare. E questo è quello che hanno cercato di fare i ricercatori australiani, che hanno appena pubblicato il loro studio sulla rivista PNAS. In pratica l'indagine in questione ha coinvolto oltre 126.000 persone, (tra Australia, Europa ed America), ed ha identificato non solo le varianti di tre geni correlate al QI, ma altri quattro geni "intelligenti", (sui 20.000 che compongono il genoma umano), che influenzano le performance cognitive: ognuno di questi è associato a specifici meccanismi cellulari che hanno a che fare con la memoria e l'apprendimento. Ad ogni modo, come ormai noto, il QI è un punteggio, ottenuto tramite test standardizzati, che misura lo sviluppo intellettivo di un individuo, (attualmente un valore medio si aggira attorno a 100 punti), ed è stato proprio questo punteggio ad essere preso in considerazione dallo studio australiano, nel quale i partecipanti avevano valori compresi fra 85 e 115 punti. Al riguardo il genetista Beben Benyamin, uno dei principali autori dello studio, valutando i risultati ottenuti ha voluto precisare che, come già anticipato, i tre geni identificati, se presi singolarmente, hanno un impatto minimo sul punteggio dei test, in quanto ognuno, (presente in due copie), aumenterebbe il QI soltanto di 1,8 punti. Infatti lo stesso genetista ha spiegato: "Tutto questo non ha un grande impatto sulla vita quotidiana. E ci suggerisce che non esiste "IL" gene dell'intelligenza. È molto più probabile, invece, che ci siano più varianti genetiche capaci, nel loro insieme, (cioè se contemporaneamente presenti in un singolo individuo), di fare la differenza". Mentre Daniel Benjamin, sociologo presso la Cornell University ad Ithaca, nonché coautore dello studio, ha aggiunto: "Per ora non abbiamo dimostrato niente". Tuttavia, come ha, infine sottolineato Beben Benyamin: "La ricerca sui geni dell'intelligenza potrebbe avere importanti applicazioni nello studio delle malattie neurodegenerative, come le demenze e l'Alzheimer, che comportano una progressiva riduzione delle performance cognitive".

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