Anonymous lancia AirChat, un sistema che sfrutta le onde radio per navigare in assenza di una connessione.


Tagliare fuori le persone dalla Rete o rendere impossibile comunicare via cellulare durante una qualche manifestazione, ad oggi, non sono scenari impossibili; infatti, come si è visto più volte, in alcuni luoghi, (dall'Egitto alla Siria fino a San Francisco), situazioni del genere si sono verificate anche recentemente. Inoltre questo può succedere non solo a causa delle autorità, ma anche a causa di guerre, cataclismi, uragani e altre calamità naturali che possono distruggere quelle comunicazioni che troppo spesso si danno per scontate, (che si tratti della rete internet o di quella telefonica). Tuttavia a quanto pare c'è un mezzo che è in grado di sopravvivere a molti di questi scenari e che è alla portata di qualsiasi persona, senza bisogno di infrastrutture od operatori: le onde radio. Quindi, guidati da quest'idea, alcuni membri della famosa legione Anonymous, (per la precisione provenienti dall'esperienza LulzSec/Antisec), ha appena lanciato AirChat, vale a dire un sistema di networking che sfrutta, appunto, le onde radio disponibili per comunicare e condividere dati tra Pc. Ma non solo: le comunicazioni inviate possono essere criptate, e gli utenti possono anche far passare il traffico attraverso un proxy o la rete Tor per garantirsi l'anonimato; insomma, si tratta di un vero e proprio "kit da battaglia" che ogni attivista dell'informazione vorrebbe. Tuttavia per il momento il progetto è allo stadio iniziale: il sistema è stato testato e consente di chattare, (anche con audio), di inviare immagini, ma anche di connettersi ad Internet e accedere ai vari Social Network oppure consultare le notizie in modo minimalista se c'è una qualche connessione condivisa. Al riguardo nella descrizione del progetto caricata su GitHub, (accompagnata da un video dimostrativo, la cui colonna sonora, non a caso, è Guerrilla Radio), si può leggere: "AirChat è uno strumento di comunicazione libera che non necessita di una infrastruttura Internet o una rete cellulare. Si basa su qualsiasi collegamento radio esistente o apparecchio capace di trasmettere audio". Ad ogni modo gli autori di AirChat si fanno chiamare LulzLabs, ed in qualche modo discendono dal gruppo che più di due anni fa ha preso di mira una serie di siti internazionali, con spettacolari attacchi informatici: alcuni di loro sono stati arrestati, altri si sono dispersi; mentre chi è rimasto si muove con circospezione. Ad ogni modo in tal proposito uno di loro che ovviamente ha deciso di non svelare la sua vera identità e di farsi chiamare CC3 ha spiegato: "Il progetto è nato da una serie di riflessioni fatte assieme come gruppo, ripensando a tutte le esperienze che abbiamo attraversato: Anonymous, LulzSec, AntiSec... E soprattutto ai problemi che abbiamo incontrato e che in passato non avevamo affrontato perché eravamo troppo impegnati a vivere il momento. AirChat è il frutto di questo brainstorming. Alla base c'è la consapevolezza che nel mondo la maggior parte delle persone non ha accesso alle comunicazioni per questioni di povertà e divario digitale o perché tali comunicazioni sono state tagliate, come accaduto in Egitto, Libia, Siria. Noi amiamo Internet ma per molti è ancora un lusso e anche le reti cellulari, sebbene il loro utilizzo sia cresciuto a dismisura negli ultimi 10 anni, non sono sempre una soluzione, tanto più che qualcuno può decidere se farle funzionare o meno. Allora abbiamo pensato di cercare delle alternative economiche e il più possibile democratiche". Infatti quella di facilitatore delle comunicazioni è una delle identità più forti del movimento hacktivista, che a partire dalla Primavera Araba ed arrivando al più recente caso del bando di Twitter in Turchia ha spesso lavorato, insieme a gruppi affini come, ad esempio, Telecomix, per creare dei pacchetti di assistenza, (qui un esempio dedicato alla Siria), ovvero per aggregare e diffondere una serie di software ed informazioni utili ad aggirare la censura ed allo stesso tempo a proteggere l'identità degli utenti. Ed in questo senso AirChat sembra un po' un ritorno alla origini, soltanto rivisitato in chiave post-rivelazioni NSA, che hanno reso evidente il peso della sorveglianza e del controllo governativo nelle comunicazioni globali. Al riguardo CC3 ha proseguito dichiarando: "I costi delle attrezzature si sono abbassati molto sul mercato. Così abbiamo iniziato a pensarci, ispirandoci ai casi delle ONG che stanno in posti difficili e devono comunicare tra loro in condizioni disagiate, o alle esperienza di movimenti e manifestazioni come quelle di Puerta del Sol, (degli indignados spagnoli), o di Occupy Wall Street. Spesso gli accampamenti dei manifestanti sono al di fuori della portata di connessioni Wi-Fi. Insomma, noi pensiamo che le persone dovrebbero avere un'alternativa libera e gratuita per comunicare a livello base. E questo è tecnicamente possibile". In realtà, come già anticipato, AirChat è ancora lontano dall'essere uno strumento utilizzabile da qualsiasi utente, considerando che di fatto è un cosiddetto "proof-of-work" funzionante, che necessita di ulteriore lavoro; ed è anche per questo che il gruppo LulzLabs si è esposto pubblicamente, sperando di ricevere interesse ed aiuto. Comunque sia per far funzionare AirChat bastano un radiotrasmettitore, un laptop, una serie di software da installare, (rilasciati nella suddetta descrizione pubblicata su GitHub), ed, allo stato attuale, una discreta competenza in campo tecnologico. In tal proposito CC3 ha, infine, concluso spiegando: "Il sistema è stato testato sul campo, anche in condizioni difficili. Lo abbiamo progettato pensando a persone che si trovano in condizioni di difficoltà, o che stanno lottando lontano dal comfort delle nostre società. Se sei in trappola in un posto durante una crisi, o il governo ha chiuso le comunicazioni, puoi ancora parlare con chi ti sta vicino, e sei più anonimo rispetto a quando usi un telefono".


Di seguito il suddetto video dimostrativo:

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