Ricreato in laboratorio il cosiddetto "brodo primordiale" per studiare l’origine della vita.


In questi giorni alcuni ricercatori dell'Università di Cambridge, coordinati da Markus Ralser, (del Dipartimento di Biochimica), sono riusciti a ricreare in laboratorio il cosiddetto "brodo primordiale". In pratica si tratterebbe di una soluzione molto calda composta da acqua e molecole carboniose che, secondo un processo ipotizzato per la prima volta dal biochimico russo Aleksandr Oparin, avrebbe interagito con i componenti chimici dell'atmosfera terrestre primitiva, (ovvero metano, idrogeno ed ammoniaca), per dare origine alle primissime molecole organiche, in condizioni anaerobiche a causa della mancanza di ossigeno nell'atmosfera; col passare del tempo queste molecole sarebbero diventate sempre più complesse fino ad arrivare ai coacervati, formati dai primi nucleotidi ed enzimi. Tra l'altro tale processo fu poi dimostrato in laboratorio negli anni '50 dal chimico americano Stanley Miller, il quale dimostrò che i suddetti componenti chimici dell'atmosfera primitiva, se sottoposti ad una sorgente di energia come, per esempio, una scarica elettrica, (che simulava quella prodotta da fulmini, eruzioni vulcaniche e meteoriti presenti nell'ambiente terrestre primitivo), possono reagire con l'acqua, appunto, per produrre gli amminoacidi essenziali per la formazione della materia vivente. Ad ogni modo, secondo quanto descritto sulla rivista Molecular Systems Biology, i ricercatori dell'Università di Cambridge hanno ricostruito in laboratorio una sorta di mare in miniatura ricchissimo di ferro per osservare la nascita spontanea delle reazioni chimiche che sarebbero alla base della vita. In particolare hanno osservato la formazione di molecole organiche come lipidi ed aminoacidi, necessari per formare una delle molecole fondamentali per la vita: l'acido ribonucleico, (meglio conosciuto con la sigla RNA). In sostanza per ricostruire il "brodo primordiale" i ricercatori si sono basati sulla composizione dei sedimenti descritti nella letteratura scientifica, portandolo poi a temperature elevate comprese tra 50 e 90 gradi, ovvero simili a quelle che si trovano ancora oggi nel fondo degli oceani dove sono attive le sorgenti idrotermali. Così facendo hanno notato che in tali condizioni il ferro e gli altri metalli presenti nella suddetta soluzione iniziavano ad accelerare le reazioni chimiche. Al riguardo lo stesso Markus Ralser ha, infine, spiegato: "Attualmente abbiamo osservato 29 reazioni chimiche metaboliche simili, incluse quelle che producono i precursori delle molecole della vita".

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