Un esponente di Anonymous attacca i server di Go Daddy; milioni di siti fuori gioco.


Durante la giornata di ieri milioni di siti web di tutto il territorio americano sono rimasti fuori gioco a causa di un attacco informatico volto contro una nota società di hosting statunitense, Go Daddy. Al riguardo sull'account Twitter ufficiale appartenente a Go Daddy è apparso un tweet che faceva sapere: «Salve a tutti. Siamo consapevoli dei problemi che state riscontrando con il nostro sito. Ci stiamo lavorando». A quanto pare ad effettuare il suddetto attacco sarebbe stato un presunto esponente della famosa legione Anonymous, il quale solo dopo circa mezz'ora si è autoaccreditato meriti e/o colpe, (dipende dai vari punti di vista), dell'intera vicenda. In pratica il presunto membro di Anonymous ha rivendicato il Tango Down nei confronti di Go Daddy attraverso l'account Twitter @AnonymousOwn3r. In sostanza si è trattato di un attacco a livello DNS, il cui esito è stato un "blackout" durato diverse ore e che soltanto nella mattinata di oggi ha iniziato ad incontrare i primi segni di ritorno alle attività. Infatti durante il Tango Down sono state bloccate tutte le attività della società; vale a dire dall'hosting ai DNS, fino alle caselle e-mail ed ai servizi di assistenza. Di conseguenza gran parte della clientela di Go Daddy è stata bloccata per ore e con essa migliaia anche di piccole aziende, blog e siti personali. Tuttavia al momento non è chiara la motivazione di questo attacco, anche se già in precedenza Go Daddy è stata al centro di diverse polemiche per aver supportato pubblicamente il SOPA, (acronimo di Stop Online Piracy Act), e per aver consigliato anche a Wikipedia, la famosissima enciclopedia libera online, di trasferire le proprie attività verso un provider diverso. Ma per il momento pare non ci sia un collegamento tra i fatti di allora con il recente Tango Down. Comunque in tal proposito l'esponente di Anonymous ha spiegato: "Sto abbattendo Go Daddy perché vorrei capire quanto sia tutelata la cybersicurezza, e per altri motivi di cui non posso parlare ora". Inoltre il responsabile dell'attacco è stato accolto da un secondo account, @AnonOpsLegionappartenente sempre alla medesima legione, con un tweet nel quale c'era scritto: "Bel lavoro, fratello". Per di più l'hacker ha inviato un messaggio alla redazione di TechCrunch, nel quale ha ammesso di aver agito da solo e dunque non per conto della legione Anonymous. In ogni caso come estremo rimedio, Go Daddy ha iniziato a trasferire i propri servizi DNS sui server gestiti dal concorrente VeriSign, grazie anche all'aiuto degli amministratori nel modificare i record.  Tuttavia alcuni esperti in sicurezza informatica hanno parlato di un'offensiva di tipo Denial of Service, (più comunemente conosciuta con la sigla DDoS), contro le infrastrutture DNS della società statunitense. Il che ha provocato un'impossibilità per i vari server nel tradurre i vari domini in effettivi indirizzi IP dove raggiungere le risorse cercate. Comunque sia infine Go Daddy, nel comunicare ai propri utenti il ritorno alle attività tramite gli Status Update, ha rilasciato anche un aggiornamento fortemente atteso fin dall'inizio del "blackout"; ovvero che nessun dato personale sarebbe stato compromesso durante l'attacco.

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