Twitter decide di fare un'autocensura ed il Web ipotizza subito uno sciopero che però fallisce.


A quanto pare il noto "Social Network dai 140 caratteri", Twitter, in questi giorni ha manifestato l'intenzione di autocensurarsi. E, come era prevedibile, sono apparsi alcuni tweet di protesta tra i quali: "Twitter potrà censurare Twitter. È come se l'acqua si sposasse con il fuoco". Questi sono i 75 caratteri che riassumono al meglio il senso di quello che la società californiana, stimata universalmente per aver dato vita ad questo nuovo e potente strumento di libertà d'espressione non sottomettibile, ha deciso di fare. E magari questa decisione potrebbe rappresentare la fine di Twitter nel modo in cui tutti sono abituati a conoscere e considerare fino ad oggi. Inoltre un altro tweet pubblicato da Ai Weiwei, un noto artista critico cinese, affermava: "Se Twitter censura lo abbandonerò immediatamente". Ma non è stato di certo l'unico, infatti, l'organizzazione Reporters Sans Frontières è andata giù pesante. Infatti il direttore della suddetta organizzazione, Olivier Basillein una lettera aperta al cofondatore del Social Network, Jack Dorsey, ha scritto: "Rimuoverete i messaggi legati alle rivendicazioni della minoranza curda in Turchia?". In risposta Twitter, che fra l'altro ha avuto un ruolo politico nella recente Primavera araba, ha fatto sapere sul proprio blog ufficiale di aver sviluppato una tecnologia che gli permetterà di bloccare alcuni tweet Paese per Paese, solo se il governo locale li considererà contrari alla legge. Oltretutto alcuni potenti multinazionali delle telecomunicazioni in passato avevano già visto tentennare la propria notorietà per molto meno. Ad esempio la Vodafone proprio in occasione delle proteste in Egitto era stata accusata di lavorare per il regime per aver acconsentito allo switch off, vale a dire la chiusura delle proprie reti. Comunque la versione dei fatti dell'azienda, la cui sede è situata a San Francisco, ha fatto sapere che: "Questa decisione è stata presa per difendere chi twitta". Infatti sul blog si può leggere: "Man mano che cresciamo a livello internazionale, andiamo in Paesi con differenti posizioni in materia di libertà d'espressione. Alcune nostre idee differiscono così tanto che non potremmo esistere lì". Ed il comunicato prosegue con: "Non abbiamo ancora utilizzato questa possibilità, ma se un Paese ci chiederà di bloccare uno specifico tweet proveremo a contattare l'utente ed indicheremo chiaramente quando il messaggio è stato bloccato". Ed ancora: "Il contenuto sarà fermato in un paese, ma visibile nel resto del mondo. Non rimuoveremo il post in base al loro contenuto". Tuttavia questa è stata una spiegazione che si è trasformata in una sorta di boomerang, infatti, in molti hanno fatto notare che: "Rendere visibile il tweet al di fuori del confine geografico è come ammettere che non andava cancellato e che ci si è piegati a qualcosa di contrario alla libertà d'espressione". Tuttavia Jack Dorsey ha tentato sin da subito di difendersi facendo alcuni esempi di buon senso come la Francia e la Germania dove i contenuti a favore del nazismo sono stati vietati. E per esempio, anche in Italia il Social Network potrebbe essere chiamato ad intervenire per celebrazione al fascismo. Però Olivier Basille ha insistito dichiarando: "I vietnamiti che usano il vostro servizio non potranno più denunciare le conseguenze nefaste sull'ambiente dell'esplosione delle miniere di bauxite?". Dunque per chiunque utilizza Twitter questo rappresenta la fine dell'era dell'innocenza. Inoltre la proposta di uno sciopero contro la società, ossia l'auto-oscuramento dei tweet per 24 ore, è subito fallita. Poiché chi vive con Twitter, seguendolo spesso in maniera morbosa lo considera quasi come uno strumento di tutti e di nessuno, privo da qualunque logica economica e di business. Anche se non è proprio così. Infatti il Social Network si sta piegando, come hanno già fatto prima di lui anche Google e Facebook, (il Social Network in Blu), alle regole della politica offline, dando un duro colpo al desiderio di combattere le dittature grazie all'intoccabilità della protesta sul web. Poichè dietro questa decisione è possibile vedere il desiderio della società di approdare anche in Cina, dopo il recente viaggio di Jack Dorsey, il quale durante la visita aveva definito un peccato l'assenza del suo strumento. Infatti, proprio come Facebook, anche Twitter sta puntando al miliardo di utenti. E, per di più, come sta già tentando il Social Network di Mark Zuckerberg, prima o poi anche lui dovrà sbarcare nella borsa di Wall Street. E quindi, dopo essersi guadagnato il diritto di passare alla storia per aver agevolato le rivolte di Piazza Tahrir che sono riuscite a rovesciare il regime di Hosni Mubarak al potere dal oltre 30 anni senza un'effettiva opposizione, la società californiana viene adesso accusata di voler pagare la propria offerta al business. Infatti il Social Network potrebbe presto riuscire a superare la barriera virtuale tra Hong Kong e gli altri territori cinesi. Ma, secondo i critici, questa potrebbe non essere la notizia attesa da tempo, poiché la Cina viene considerato il Paese su cui tutti stanno puntando gli occhi.

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