Al "Queen Elizabeth Conference Centre" si è discusso del futuro di Internet.


Si sa che per quanto su Internet siano pericolosi terrorismo e furto d'identità, il mondo del web deve rimanere"libero"ed aperto a tutti e non ghettizzato. Per questo motivo in molti stanno lavorando per creare un codice per il cyberspazio, che tuteli i diritti umani ma che allo stesso tempo protegga, appunto, dalla criminalità online. E proprio a questo scopo l'1 Novembre scorso si è avviata, al Queen Elizabeth Conference Centre di Londra, una conferenza internazionale sul web organizzata dal ministro degli Esteri, William Hague, alla quale hanno partecipato 60 Paesi, nonché i maggiori innovatori del settore come Jimmy Wales, il fondatore di Wikipedia, Joanna Shields, presidente di Facebook, (il noto Social Network in Blu), ed anche Brad Johnson, il vicepresidente della Cisco.  Dando il via ai lavori, William Hague ha voluto sottolineare che: "Una regolamentazione eccessivamente pesante, nonché la censura, sarebbero fatali per la rete, che funziona e vive solo per via del talento di persone singole e dell'industria all'interno di un mercato aperto all'idee ed alle novità". Questa è stata una critica neanche troppo sonosciuta alla Cina ed alla Russia, ed anche un messaggio chiaro per i loro rappresentanti in sala. Succssivamente Hague ha sottolineato: "Credo fermamente che tutti i diritti umani debbano essere pienamente rispettati online". Tuttavia, proprio in occasione della conferenza, undici esperti di Internet hanno scritto una lettera indirizzata a Hague esprimendo la loro preoccupazione di fronte ad alcune misure proposte a livello domestico dal governo britannico, che limitano a tutti gli effetti l'accesso a materiale legale considerato poco desiderabile. I firmatari di questa lettera, tra cui Evgeny Morozov, (blogger e giornalista autore di "The Net Delusion"), John Kampfer, (direttore di "Index on Censorship"), Jonathan Heawood, (direttore del ramo inglese del "Pen", cioè un'organizzazione internazionale di scrittori contro la censura), hanno ricordato ad esempio, le dichiarazioni fatte da David Cameron all'indomani dei riots estivi di Londra durante i quali il premier britannico si augurava la possibilità di limitare l'uso di Facebook e del famoso Social Network dai 140 caratteriTwitter, per mobilitazioni di massa. Inoltre nella suddetta lettera si può leggere: «Il record domestico della Gran Bretagna sulla libertà d'espressione e la privacy è meno che ideale. Il desiderio della Gran Bretagna di difendere questi principi a livello internazionale viene ostacolato dalla politica domestica. Chiediamo al Regno Unito di cogliere questa opportunità per rinunciare alla censura ed ad attività di sorveglianza che impediscono alla gente di comunicare, organizzarsi ed esprimersi liberamente». E sembra che William Hague abbia perso sul serio questa lettera ed, infatti, con il suo intervento ha ribadito che: "I diritti umani sono universali, non solo il diritto alla privacy, ma anche alla libertà di espressione". Ed ha continuato dicendo: "Le differenze culturali non possono essere usate per annacquare questi diritti. Siamo contrari all'idea che in tempi di disordine la soppressione da parte del governo di Internet, sistemi telefonici e dei Social Media sia accettabile". Anche David Cameron, che ha fatto una breve comparsa alla conferenza, si è unito a William Hague affermando che: "L'obiettivo deve essere quello di trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e difesa dei diritti". Una dichiarazione che però non ha convinto i suoi critici, che hanno affermato: "È facile difendere in bianco e nero la libertà contro la dittatura, ma devono esserci regole che valgono per tutti, anche per le nostre democrazie occidentali. Per Hague e Cameron serve un "codice di comportamento" per la rete, un gruppo di norme che pur permettendo il libero scambio di informazioni blocchi le attività di terroristi e criminali online, gente che minaccia la nostra prosperità e sicurezza".  Inoltre il costo della cybercriminalità è stimato attorno agli 800 miliardi di euro l'anno a livello mondiale. Tuttavia, secondo Jimmy Wales, il vero pericolo per Internet però rimane l'eccessivo controllo governativo piuttosto che il cyberterrorismo. Ed, infine, ricordando che circa il 5% dei Pc ha almeno un virus, ha concluso sottolineando: "Curiamo i computer piuttosto!".

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